mercoledì 15 Maggio 2024
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Fabrizio De André il poeta degli ultimi

L’undici gennaio di dieci anni fa ci lasciava il poeta Fabrizio De André, la montagna rocciosa degli ultimi, dei soli, dei diversi, degli esclusi, spina nel fianco di perbenisti e benpensanti. Un anarchico controcorrente che amava viaggiare in direzione ostinata e contraria.
Pensiamo che il modo migliore per poterlo ricordare sia leggere e ascoltare il suo testamento musicale evitando di perderci in inutili frasi di circostanza. La sua musica e il suo modo di vedere e vivere le cose ci appartengono, ormai, già da tempo. Grazie Faber, amico fragile, maestro di vita…

[[http://it.youtube.com/watch?v=MAIh1UOsNls]]

IL TESTAMENTO – 1976

Quando la morte mi chiamerà

forse qualcuno protesterà

dopo aver letto nel testamento

quel che gli lascio in eredità

non maleditemi non serve a niente

tanto all’inferno ci sarò già

ai protettori delle battone

lascio un impiego da ragioniere

perché provetti nel loro mestiere

rendano edotta la popolazione

ad ogni fine di settimana

sopra la rendita di una puttana

ad ogni fine di settimana

sopra la rendita di una puttana

voglio lasciare a Bianca Maria

che se ne frega della decenza

un attestato di benemerenza

che al matrimonio le spiani la via

con tanti auguri per chi c’è caduto

di conservarsi felice e cornuto

con tanti auguri per chi c’è caduto

di conservarsi felice e cornuto

sorella morte datemi il tempo

di terminare il mio testamento

datemi il tempo di salutare

di riverire di ringraziare

tutti gli artefici del girotondo

intorno al letto di un moribondo

signor becchino mi ascolti un poco

il suo lavoro a tutti non piace

non lo consideran tanto un bel gioco

coprir di terra chi riposa in pace

ed è per questo che io mi onoro

nel consegnarle la vanga d’oro

ed è per questo che io mi onoro

nel consegnarle la vanga d’oro

per quella candida vecchia contessa

che non si muove più dal mio letto

per estirparmi l’insana promessa

di riservarle i miei numeri al lotto

non vedo l’ora di andar fra i dannati

per riferirglieli tutti sbagliati

non vedo l’ora di andar fra i dannati

per riferirglieli tutti sbagliati

quando la morte mi chiederà

di restituirle la libertà

forse una lacrima forse una sola

sulla mia tomba si spenderà

forse un sorriso forse uno solo

dal mio ricordo germoglierà

se dalla carne mia già corrosa

dove il mio cuore ha battuto il tempo

dovesse nascere un giorno una rosa

la dò alla donna che mi offrì il suo pianto

per ogni palpito del suo cuore

le rendo un petalo rosso d’amore

per ogni palpito del suo cuore

le rendo un petalo rosso d’amore

a te che fosti la più contesa

la cortigiana che non si dà a tutti

ed ora all’angolo di quella chiesa

offri le immagini ai belli ed ai brutti

lascio le note di questa canzone

canto il dolore della tua illusione

a te che sei per tirare avanti

costretta a vendere Cristo e i santi

quando la morte mi chiamerà

nessuno al mondo si accorgerà

che un uomo è morto senza parlare

senza sapere la verità

che un uomo è morto senza pregare

fuggendo il peso della pietà

cari fratelli dell’altra sponda

cantammo in coro giù sulla terra

amammo in cento l’identica donna

partimmo in mille per la stessa guerra

questo ricordo non vi consoli

quando si muore si muore si muore soli

questo ricordo non vi consoli

quando si muore si muore soli.

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