SOMMA VESUVIANA. Mentre giocava a pallone con gli amici è stramazzato al suolo, il suo cuore ha smesso di battere per 3 minuti, è accaduto ieri ad un 35enne di Somma Vesuviana salvato proprio dai compagni con cui era in campo.
L’appuntamento consueto che hanno in campo ogni anno per augurarsi buon Natale, questa volta stava per trasformarsi in tragedia, ma il tempismo, il coraggio e la prontezza d’animo di alcuni giovani professionisti ha permesso di evitarla. La vigilia di Natale si giova il “Xmas Match”, ogni anno al campo dei Lupi in via Rosanea a Somma Vesuviana, ieri intorno alle 16,30 un giovane di 35 anni segna un goal si gira verso i compagni di squadra un attimo ed è a terra privo di sensi. A quel punto tre di loro non perdono la calma (Francesco Feola, Giuseppe Autorino e Francesco Zarrillo), gli praticano il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, mentre gli altri (Giuseppe Cervone, Antonio Ranieri, Giovanni Miranda, Raffaele Maiello, Antonio Esposito, Vincenzo Gaio, Nello Iovino, Leopoldo Beneduce, Dario Muoio, Stefan Bachmann e Salvatore Di Sarno) allertavano l’ambulanza (giunta sul posto 15 minuti) e prendevano il defibrillatore. Per fortuna e soprattutto per la buona organizzazione della struttura sportiva dove stavano giocando i ragazzi. Era disponibile, infatti, un defibrillatore che è stato utilizzato come prevedono le indicazioni ed ha permesso di tenere in vita il 35enne fino all’arrivo dell’ambulanza, come hanno spiegato poi i medici: “siete stati bravi, se il cuore fosse rimasto fermo altri due minuti sarebbe morto”. Poi la corsa in ospedale, al Pronto soccorso di Villa Betania nel quartiere napoletano di Ponticelli, dove gli è stata effettuata anche una Tac accertando che non ci sono neanche danni neurologici. Il giovane ora sta bene ed i suoi amici non possono far altro che pensare al miracolo di Natale visto il giorno in cui è accaduto. Hanno pregato insieme mentre si tentava di rianimare il giovane. “E’ stato un miracolo”, spiega Stefan Bachmann, “in quel momento è stata benedetta la vita del nostro amico e la nostra stessa vita”. “Non riesco neanche a ricordare cosa ho fatto”, racconta Francesco Feola, “gli abbiamo praticato il massaggio cardiaco, abbiamo proceduto alla respirazione bocca a bocca, ricordo ancora le indicazioni del defibrillatore mentre davamo la scarica elettrica. Quando si è ripreso e i medici ci hanno detto che andava tutto bene, che eravamo stati bravi, ho capito che era avvenuto un miracolo, fino a quel momento l’unica cosa cui pensavamo era tenerlo in vita”. Infine, Giuseppe Autorino ribadisce un concetto fondamentale per salvare altre vite e cioè “quanto sia importante che in tutti gli impianti sportivi ci sia il defibrillatore”.

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