lunedì 29 Aprile 2024
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Attori “reclusi” di Zona rossa. Federica Carruba Toscano: “Il teatro necessario alla comunità”

Napoli. Ieri abbiamo iniziato le nostre interviste agli attori reclusi, all’interno del teatro Bellini di Napoli per ben 76 giorni. Gli attori provenivano da tutta Italia, tra loro non si conoscevano, ma hanno vissuto intensamente dal 20 dicembre, fino allo scorso 5 marzo. La conclusione non è a caso, ma simbolicamente, la fine del progetto segna anche la la chiusura delle attività teatrali, esattamente un anno fa dei teatri d’Italia per via della pandemia. Questo progetto è stato intitolato Zona Rossa. Abbiamo invitato gli attori, a parlarci di questa loro esperienza intensa, hanno provato, hanno mangiato insieme, qualcuno non ha resistito fino alla fine. 76 giorni senza mai uscire. Vi riportiamo la nostra seconda intervista all’attrice Federica Carruba Toscano.

M racconti un po’ di lei, ho letto che ha fatto sia cinema e teatro

Io sono nata e cresciuta a Palermo ma ho studiato teatro a Roma alla Link Academy. Ho iniziato subito dopo l’accademia a lavorare con Vuccirìa Teatro, compagnia di cui sono fondatori Enrico Sortino e Joele Anastasi e che è nata nel 2013 con il nostro primo fortunato spettacolo “Io, mai niente con nessuno avevo fatto”. Con Vuccirìa collaboro ancora da allora e la ritengo la mia famiglia artistica. Un altro grande punto di riferimento è stato ed è Marcello Cotugno, con il quale collaboro da tantissimi anni. Debutteremo questa estate con una sua regia prodotta dallo Stabile di Catania. Recentemente ho iniziato due nuove fruttuose collaborazioni, una con Martina Badiluzzi (vincitrice del Bando Registi Under 30 della Biennale di Venezia), con la quale ho debuttato a Venezia con lo spettacolo The Making of Anastasia e l’altra con un nuovo collettivo da me coofondato insieme a Sara Pantaleo e Gianluca Bazzoli, con i quali stiamo lavorando ad un nuovo spettacolo teatrale e anche a un prodotto per l’audiovisivo. Collaboro felicemente con Luciano Melchionna da diverso tempo mentre al cinema ho avuto delle fortunate collaborazioni con Giorgio Tirabassi, incontrato sul set di “Libero Grassi” e a seguire nella sua opera prima “Il grande salto”, con Valerio Attanasio per la sua opera prima “Il tuttofare” e con Fulvio Risuleo. Il Teatro Bellini ad oggi è la mia casa in tutti i sensi e Napoli é il luogo in cui la mia vita e il mio lavoro hanno trovato un nido.

Alla chiamata del Teatro Bellini come ha preso l’idea del progetto?

Io appunto trovandomi particolarmente vicina già precedentemente al teatro Bellini, non ho provato grande sorpresa alla chiamata per Zona Rossa e mi sono sentita entusiasta fin dal primo momento per la condivisione e la stima che mi lega a quel luogo e ai suoi direttori e collaboratori.

Cosa si aspettava da questa “zona rossa” è stata un full immertion dopo tanta astinenza di teatro, come l’ha poi vissuta?

Devo ammettere che io non ho provato l’astinenza dal teatro da marzo scorso ad oggi, perché ho avuto la fortuna di lavorare anche durante i momenti più critici dell’ultimo anno, però è vero che vivere in un teatro è un’altra storia. Da un lato la creatività non riposa mai e l’entusiasmo si accende, dall’altro la vita fuori era in standby e questo provoca delle conseguenze concrete. Io non avevo aspettative ma posso ritenermi ampiamente soddisfatta e nutrita da questa profonda esperienza, soprattutto grazie ai miei splendidi compagni di viaggio : Matilde Vigna, PierLorenzo Pisano, Licia Lanera, Alfredo Angelici e Pier Giuseppe di Tanno.

L’idea di “sentirsi” spiati durante questo tempo, vi ha messo a disagio?

Io credo che i primi giorni questo tema del voyerismo dello streaming fosse più forte di come poi è stato in seguito. Non essendo uno sguardo sulla vita quotidiana ma solo sul lavoro, per me è stato come quando si aprono le prove a qualcuno che vuole osservare, forse con un minimo di responsabilità in più perché io ho un personale punto di vista sui contenuti che circolano sul web e sulla responsabilità che sento di fronte ad un numero x di fruitori.

Tra voi vi conoscevate per pregresse collaborazioni?

Nessuno di noi aveva collaborato con altri, qualcuno si conosceva di vista, qualcuno di nome e qualcuno non si conosceva affatto.

Come lo vede ora il teatro, ha cambiato visione dopo questa sospensione forzata, che al momento ha privato anche noi spettatori si viverlo come un tempo?

Dopo questo anno veramente critico, vedo il teatro come lo vedevo anche prima “necessario alla comunità”, ma adesso sicuramente so che esistono delle minacce molto concrete che fanno parte degli eventi della vita e che rischiano di rendere difficile, faticoso, a volte impossibile, fare la cosa più naturale per l’essere umano, riunirsi e condividere. Io credo che la posta in gioco sia alta per tutti, spettatori e lavoratori dello spettacolo, perché è un rito che si può celebrare solo insieme.

Progetti futuri?

Ho per fortuna tanto lavoro in programma per quando riapriranno i teatri ma anche adesso, perché per fortuna questo lavoro si fa ogni giorno, piano piano e con disciplina. Riprenderò gli spettacoli di Vuccirìa Teatro, mi aspetta uno spettacolo a cui sono molto legata con la regia di Marcello Cotugno allo stabile di Catania e stiamo lavorando con Collettivo Soma alla chiusura di uno spettacolo in drammaturgia scenica ambientato in Alto Adige durate la dittatura fascista. Al Roma Europa Festival andrà in scena lo spettacolo vincitore del Bando Registi Under 30 “The Making of Anastasia” e per fortuna lo ripeto perché non lo do mai per scontato, tanti altri progetti che resistono al difficile momento storico.

Qual è stato l’ultimo lavoro a cui ha partecipato prima del lockdown 2020?

Quando è scoppiata la pandemia io ero in tournée con Vuccirìa Teatro, per diverse nostre produzioni e avevo appena concluso diversi appuntamenti con “Dignità Autonome di Prostituzione” di Luciano Melchionna e la magnifica esperienza del festival della Tragedia Greca a Siracusa con la “Lisistrata” per la regia di Tullio Solenghi.

Federica Carruba Toscano classe 1989. Frequenta l’Accademia Europea d’Arte Drammatica Link Academy di Roma, dove si diploma nel 2012. Fin da subito collabora con Vuccirìa Teatro, fondata da Joele Anastasi ed Enrico Sortino, debuttando con la prima pluripremiata pièce nel 2013, Io, mai niente con nessuno avevo fatto, poi continuando con altri quattro spettacoli, tra cui Immacolata Concezione, vincitore dei Teatri del Sacro 2017, e David, che ha debuttato nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia 2020. A teatro lavora anche con Marcello Cotugno, Gabriele Russo, Tullio Solenghi, Nicola Pistoia, Giuseppe Miale Di Mauro, Ninni Bruschetta, Paolo Triestino, Luciano Melchionna, Martina Badiluzzi. Nell’estate del 2019 debutta al LV Festival del Teatro Greco di Siracusa, diretta da Tullio Solenghi nella Lisistrata. Nel 2020 è stata impegnata nel debutto di The Making of Anastasia, spettacolo vincitore del Bando Registi Under 30 Biennale College Teatro, diretto da Martina Badiluzzi nell’ambito del 48. Festival Internzionale del Teatro di Venezia. Il 2020 l’ha vista impegnata negli allestimenti de La pacchiona, con la regia di Marcello Cotugno, prodotto dal Teatro Stabile di Catania e de Il colore venuto dallo spazio, prodotto dal Teatro Bellini di Napoli e diretto da Gabriele Russo. Ancora Al cinema, il suo debutto è con Graziano Diana nel film Taodue Libero Grassi, dove incontra Giorgio Tirabassi, che la vorrà nella sua opera prima Il Grande Salto. Ancora al cinema recita nel film Il Tuttofare, diretto da Valerio Attanasio ed in Dog Sitter, diretto da Fulvio Risuleo.

A proposito di Zona Rossa:

Ho trovato un nido nel teatro, per la forte unione che, come rito, crea tra gli esseri che vi partecipano. È indissolubile il legame sancito fra chi sceglie di condividere un’evocazione, un giocoso movimento dell’anima e del corpo, anche se con perfetti estranei, in una grande stanza con una cornice vuota pronta per essere riempita di chissà cosa. Ho sempre sentito che il teatro mi desse la libertà di svincolarmi dal commento esteriore degli eventi, perché in questo spazio vuoto tutto è, tutto può essere fino in fondo. Non riesco ad immaginare una condizione migliore di Zona Rossa, per rendere onore a questo straordinario incontro tra il teatro e la vita. E se avessi dovuto immaginare il luogo perfetto per questo esperimento, sarebbe stato il Teatro Bellini, che mi ha fatta sentire accolta così come Napoli, la casa che ho scelto. Federica Carruba Toscano

 

Ph di Michele Amoruso e Gianluca Bazzoli

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