SOMMA VESUVIANA. Da tempo si discute della possibilità di intitolare a Francesco De Martino la piazza principale di Somma Vesuviana.
In passato la giunta Vincenzo D’Aviono lo aveva anche fatto, sbagliando però i termini e il nome tornò quello di prima: Vittorio Emanuele III. Oggi la commmisione comunale permanente (Antonio Mocerino, Giuseppe Sommese, Giandomenico Di Sarno, Anita Di Palma, astenuta, e Salvatore Granato, assente) boccia la proposta che gli era giunta dalla commissione toponomastica formata da storici e uomini e donne di cultura della città. Alcuni di questi si dolgono di questa decisione e spiegano perchè. Ecco di seguito il testo della lettera firmato da cinque membri della Commissione civica toponomastica: Salvatore De Stefano, Anna Bruno, Pasquale Di Palma, Alessandro Masulli
Al Sig. Sindaco p.t.
Al Sig. Presidente del Consiglio Comunale
Al Sig. Presidente della Commissione comunale permanente.
Dal verbale di seduta della Commissione comunale permanente, pur difettivo,sciatto e sgrammaticato, si evince che la suddetta, pur apprezzando genericamente l’Uomo al quale l’omologa Commissione civica propone di intitolare la piazza centrale di Somma, respinge la proposta adducendo a motivo una presunta, ma invero non dimostrata, volontà di strumentalizzazione ideologica e politica dell’operazione da parte dei proponenti. Tale presunzione, al contrario, evidenzia, nei riguardi dei membri della Commissione civica toponomastica,un pregiudizio senza eziologia, a meno che non lo si spieghi con ragioni improprie di contrapposizione politica invero ad essi estranee. Dal su indicato verbale si apprende altresì che la suddetta commissione consiliare desidera che alla piazza in questione permanga la denominazione di Vittorio Emanuele III, che le fu data nel 1916 dal Consiglio Comunale quando il dedicatario era ancor vivo e regnante. Onde si evince che per quella Commissione il sovrano che favorì la dittatura fascista, che sancì le leggi razziali contro i suoi stessi sudditi, che gettò l’Italia in una ingiusta guerra d’aggressione, che abbandonò Roma nel massimo pericolo, ha nei riguardi della Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza e retta dalla Costituzione democratica, maggiori benemerenze di chi quella Repubblica contribuì fortemente a costruirla, la servì e guidò lealmente nelle istituzioni, la illustrò con le sue opere scientifiche. L’esercizio del potere, anche di quello solamente rappresentativo, comporta responsabilità, ossia il dovere di rispondere, di dar ragione dei propri atti e delle proprie decisioni, di sostenere con le argomentazioni le prese di posizione. Poiché questo non è avvenuto, al fine di provocarlo,ci proponiamo di rendere pubblica la questione dando pubblicità a questa nostra lettera ed al verbale di seduta della Commissione comunale permanente che l’ha suscitata.
Consapevoli che quello dovuto e dato dalla Commissione comunale permanente è solo un parere consultivo, ci disponiamo all’ attesa di un esame serio della nostra proposta per una ponderata e serena deliberazione da parte della giunta comunale.
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