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Il dolore della comunità per la morte dell’operaio caduto dal tetto

dal “Roma” del 9 agosto 2007
SANT’ANASTASIA. “Tiene tre figli. Tre creature piccoline”. Corre di bocca in bocca tra amici e conoscenti la notizia della morte di Angelo Busiello (Angioletto), di 35 anni, stramazzato a terra in un cantiere di Mugnano dove stava lavorando.


“Che sfortuna per questa famiglia, prima il padre e poi pure lui se n’è andato”.
L’incidente è accaduto ieri mattina, intorno alle 10 e 30. Angioletto stava smontando la copertura di un capannone abbandonato. Un giramento di testa, probabile con il caldo che fa. La stanchezza, anche se aveva iniziato a lavorare solo da poche ore. L’imprudenza o cos’altro lo ha fatto precipitare da un’altezza di sei metri.

La famiglia Busiello è abbastanza conosciuta a Sant’Anastasia: il papà del giovane, morto prematuramente solo pochi anni fa, gestiva una pescheria nel centro cittadino. Angelo si era trasferito da poco tempo nella vicina Pomigliano d’Arco dove viveva con la moglie e i tre figli.

La telefonata della brutta notizia l’ha ricevuta per prima la madre di un amico che lavorava con lui nella stessa ditta. In quel momento la signora si trovava in compagnia dell’altra mamma, quella a cui la brutta giornata era stata destinata. “Marì è morto Angioletto”, le ha detto. Così, di colpo. E un colpo è venuto a quella poveretta della mamma di Angelo. “Manco a farlo apposta, racconta un conoscente, le due signore erano andate insieme a un funerale. A saperlo che anche per Maria sarebbe stato un momento di lutto”.

Voci. Ricordi. Emozioni. L’eterno dramma per una vita spezzata. Il caso di Angioletto ricorda quello di un suo coetaneo. Era d’estate, anche allora, qualche anno anno fa. Una ripulita alla facciata di casa. Due fratelli montano sull’impalcatura senza protezione. Un attimo e il più giovane precipita. La morte lo coglie poco dopo l’arrivo in ospedale. Anche in quel caso una vita spezzata e una famiglia distrutta.

“Quelli che muoiono -commenta amaro il sindaco Carmine Pone- sono quasi sempre i nostri cittadini più laboriosi. Perché sono quelli che pensano che si debba vivere solo di lavoro e non di altro, anche se a queste condizioni”.

Anna Maria Romano

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