giovedì 10 Ottobre 2024
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Il teatro ‘da camera’ di Annibale Ruccello

Napoli.”Il teatro da camera di Annibale Ruccello” è il titolo del convegno tenutosi presso il Dipartimento di Studi Umanistici e il Master in Drammaturgia e Cinematografia dell’Università “Federico II”coordinato dal prof. Pasquale Sabbatino.

A trent’anni dalla scomparsa del giovane autore e drammaturgo di Castellammare di Stabia, studiosi eminenti e ospiti d’eccellenza come Isa Danieli e Giulo Baffi, hanno illustrato ai numerosi studenti, curiosi e appassionati, la drammaturgia di una tra le figure più interessanti del teatro novecentesco.

Nella corso del Convegno dedicato alla figura di Annibale Ruccello, sono state offerte chiavi interpretative complementari, sul versante critico e linguistico, per analizzare l’attività drammaturgica dell’ attore e regista campano, anche in rapporto alla sua dimensione culturale, sociale e politica.  Ferdinando è unanimamente considerata l’opera più rappresentativa della drammaturgia Ruccelliana, in scena per la prima volta nel 1986  al teatro Verdi San Severo, diretta dall’autore nel ruolo di Don Catellino e Isa Danieli nel ruolo di donna Clotilde. Nel dramma, ambientato durante il 1970,  il giovane sedicenne Ferdinando sconvolge la tranquillità domestica della villa vesuviana in cui vive la baronessa borbonica Donna Clotilde con sua cugina Gesualda, amante del prete Don Catellino.

Giulio Baffi, studioso e critico teatrale del quotidiano “La Repubblica”, presidente dell’Anct (Assemblea nazionale dei critici italiani) ed esperto conoscitore dell’opera drammaturgica ruccelliana, afferma che Ferdinando rappresenta«il nodo forte della drammaturgia di Ruccello», ponendo l’attenzione nel suo intervento intitolato: Percorsi notturni nel teatro di Annibale Ruccello,  al tema della notte come «notte fisica e metafisica» per «l’oscurarsi della coscienza»,  «il territorio geografico, politico, sociale e culturale ha al centro la notte, la cui necessità drammaturgica e fantastica guida non solo le azioni dei personaggi ma le ansie, le necessità, le possibilità».

In merito alla messa in scesa delle opere ruccelliane il critico mette in guardia dalla loro parvenza di semplicità e avverte: «è un tremendo tranello, feroce, poiché non si tratta di testi comici ma testi in cui nella comicità si infilano lacerazioni molti forti».

Dopo la dettagliata analisi critica di Baffi è stato dato spazio all’ analisi tecnica dei testi con la relazione di Patricia Bianchi, docente e storica della lingua lingua italiana preso l’università “Federico II” e Giovanni Maddaloni, giovane ricercatore di storia della lingua italiana presso l’università “Federico II. Nella relazione dal titolo: Un filo di voce, analisi della conversazione gli storici della lingua  hanno analizzato i testi ruccelliani, in particolare quelli che descrivono le battute delle conversazioni telefoniche, sotto il profilo linguistico e stilistico, attraverso lo strumento dell’ “analisi conversazionale”. Da qui, sono venuti fuori aspetti inediti, afferma la prof. Patricia Bianchi: «nell’officina della creatività linguistica ruccelliana,  è venuta fuori una grande sorpresa. Parlare al telefono, per i personaggi, significa conversare con se stessi, si tratta di  “turni auto-diretti di conversazione” dove attraverso il cambio di codice (cioè il cambio di registro linguistico) viene fuori il “profondo” del personaggio, “l’altro”, come per una sorta di spoliazione». Inoltre, la prof. Patricia Bianchi mette in rilievo la grande disinvoltura ruccelliana nella gestione dei vari piani linguistici e il modo in cui ne «gestisce le mescidianze».  Sempre a proposito delle peculiarità stilistiche dell’autore il professor Giovanni Maddaloni, mette in evidenza quanto il realismo della scrittura non sia in discrasia con la definizione anch’essa accettabile di sperimentatore dal punto di vista linguistico-scenico: « sperimentare non significa necessariamente rompere gli equilibri, questa è una nozione che viene dal Novecento. Ruccello è stato un abile sperimentatore senza nulla togliere alla comprensione generale del linguaggio dello spettacolo».

Si evince quindi la necessità da parte degli studiosi di lavorare ad una sistemazione critica e filologica  della compagine drammaturgica ruccelliana, al fine di consentire la messa a fuoco di uno degli autori più rappresentativi del teatro novecentesco che, come ha sottolineato Baffi nella sua complessa analisi critica, per la possibilità di lettura plurime, politiche ,estetiche e antropologiche «acquista paradossalmente con il passare del tempo un fascino sempre maggiore» .

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Rosa Auriemma
Rosa Auriemmahttps://www.facebook.com/lalingua.langue/?fref=ts
Ha conseguito la laurea triennale in Lettere e Magistrale in Filologia Moderna presso L'università degli studi di Napoli "Federico II" con il massimo dei voti, discutendo una tesi in Storia della lingua italiana su un autore napoletano secentesco. Sin da piccola ha coltivato la passione per la scrittura e il giornalismo. Appassionata di linguistica e dialettologia, per scopi di ricerca ha fondato un blog tematico "La Lingua Langue", corredato da canale youtube al fine di divulgare contenuti multimediali e multiculturali.

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