giovedì 2 Maggio 2024
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Willy ucciso a fucilate, associazioni di tutela animali si costruiscono parte civile

Somma Vesuviana. Settantenne uccide un cane con tre colpi di fucile. Quando le associazioni sono accorse sul luogo dove era
riverso il corpicino privo di vita, erano già presenti i carabinieri e, successivamente, è arrivata l’ASL che pare
abbia disposto l’autopsia del cane. Secondo le testimonianze dei residenti il cagnetto sarebbe entrato in un
cortile attratto dal cane femmina di proprietà dell’uomo che, dopo aver messo in fuga il cane, lo avrebbe
rincorso in strada e ucciso con tre colpi di fucile. Willy, questo il nome del cagnetto, conosciuto come cane
tranquillo e amato da tutti. Dalla abitazione dell’uomo, nella quale sono entrati i carabinieri con giubbotti
antiproiettile, è stata sottratta l’arma presumibilmente utilizzata. L’uomo non è stato arrestato.
Un gesto feroce che non può rimanere impunito. Un gesto che è un reato: Art. 544 bis codice penale
“Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da
quattro mesi a due anni”; Art. 544 ter codice penale “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una
lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili
per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000
a 30.000 euro”. Un gesto che non arreca danno solo alla vittima ma ad un’intera comunità di gente
perbene che prende le distanze da comportamenti che ledono, fino alla morte, la vita di qualunque essere
vivente.
L’indignazione e la rabbia di chi opera ogni giorno per la tutela degli animali è tanta, ma non basta. Non
bastano chiacchiere e comizi, è necessario agire, è necessario farsi promotori di un pensiero civile che
inneggi alla vita, alla vita di tutti.
Le associazioni si costituiranno parte civile affinchè la morte del povero Willy non sia stata vana. Willy
non è il primo essere vivente non umano a subire la ferocia umana, forse non sarà l’ultimo ma è
necessario manifestare il proprio dissenso e cominciare a porre le basi per un cambiamento culturale che
abbia come filo conduttore il RISPETTO DELLA VITA.

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