lunedì 20 Maggio 2024
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Esame di maturità 2023. Come prepararsi serenamente al prossimo 21 Giugno

Siamo ormai agli sgoccioli. Più di mezzo milione di studenti italiani sono alle prese con il conto alla rovescia per il prossimo 21 Giugno, data di inizio dell’esame di maturità. Sentirsi tesi e preoccupati è assolutamente naturale; ma come possiamo gestire queste emozioni senza che prendano il sopravvento?

Per tutti noi Giugno rappresenta l’arrivo dell’estate, l’inizio del caldo e le prime gite al mare. Ma per i maturandi questo mese è soprattutto esame di maturità. E allora, questo nostro secondo appuntamento voglio dedicarlo proprio a voi, studenti giunti alla fine di un ciclo scolastico, per ritagliarci uno spazio nel quale condividere tutte le sensazioni che state vivendo in questi giorni.

Se provassi a chiedere a ognuno di voi come si sente, è molto probabile che mi rispondereste ho l’ansia”; un’espressione che racchiude al suo interno una moltitudine di sensazioni diverse che sembra accomunino circa 7 studenti su 10, convinti tra l’altro che questo stato fisico, ma soprattutto emotivo, sia destinato a peggiorare man mano che ci si avvicina alla data X. Alcuni mi diranno di sentirsi stressati, nervosi, tesi come una corda di violino; altri potrebbero riferirmi di non riuscire a dormire bene, di avere sempre fame o al contrario di avere lo stomaco chiuso; potreste essere irascibili e avere sbalzi d’umore o ancora, potreste avere difficoltà a concentrarvi o a ricordare le cose.

Ma da cosa dipendono queste sensazioni? Attribuirli ad un unico fattore sarebbe assolutamente riduttivo e semplicistico. Da un lato certamente entrano in gioco variabili esterne, dipendenti dalla natura stessa dell’evento, quali ad esempio l’ampia mole di informazioni da memorizzare, il poco tempo a disposizione per studiare tutto quanto in maniera adeguata o anche l’incertezza delle prove che si dovranno affrontare. Ma tutto questo acquista un significato ancora più rilevante se analizzato alla luce degli aspetti di personalità, i quali sono squisitamente unici per ciascuno di noi: l’autostima, il senso di autoefficacia (ovvero, la fiducia nella propria capacità di affrontare una data situazione), la paura del fallimento o ancora la percezione di un’eccessiva pressione da parte di familiari o amici, sono tutte variabili (insieme a tante altre) che intervengono in ognuno di noi in maniera diversa influenzando il livello d’ansia che sperimentiamo nell’affrontare una data circostanza.

Il punto fondamentale dal quale occorre partire è che essere preoccupati e provare un certo stato di tensione prima di affrontare una prestazione impegnativa, quale certamente è l’esame di maturità, è assolutamente normale. Anzi, vi dirò di più: riuscire a mantenere questo livello di tensione entro limiti adeguati, può addirittura aiutarci a migliorare la nostra performance: ci consente di essere più motivati, ci sprona a mantenere alta la nostra attenzione e concentrazione, aumenta il nostro coinvolgimento e sostiene il nostro impegno. Ma perché ciò accada dobbiamo allenarci ad ascoltare il nostro corpo e la nostra mente; dobbiamo imparare a riconoscere quali fattori contribuiscono ad aumentare il nostro stress e a lavorare su di essi per migliorarli.

Ascoltare il proprio corpo è sicuramente più facile che dar voce ai propri pensieri. Ma queste due dimensioni sono strettamente interconnesse tra loro. Avere fiducia nelle proprie capacità aiuta a lavorare serenamente, ma adottare strategie comportamentali funzionali è il primo passo per evitare uno stato di stress e nervosismo che alimenti la convinzione di non potercela fare.

Ecco, dunque, una serie di suggerimenti che spero possano esservi utili:

Date ritmo (biologico) al vostro studio

Studio di mattina o di pomeriggio? Quando è meglio fare questa o quella materia? Gli unici che possono rispondere a queste domande siete voi. L’opinione comune vorrebbe che ci si svegliasse presto la mattina e ci si dedicasse allo studio principalmente nella prima parte della giornata. In realtà non esiste una regola universale: il segreto è seguire il proprio personale orologio circadiano. Avete mai sentito parlare della differenza tra gufi e allodole? Ecco: è incline ad essere allodola chi tra voi tende a svegliarsi presto e ad essere maggiormente produttivo nella prima parte della giornata, con le energie che calano man mano che ci si avvicina alla sera; è considerato gufo, invece, colui che tende ad essere più efficiente nella seconda parte della giornata, con una maggiore difficoltà a “carburare” di mattina.

Attenzione. Questa distinzione non vuole essere una scusa cui appellarsi per rimandare la sveglia e rimettersi a dormire. Vuole, piuttosto, essere un invito a dare voce al vostro ritmo biologico interno, in modo da riconoscere quali sono i vostri personali momenti di maggiore produttività. Così facendo, potrete studiare nel pieno delle vostre energie fisiche e psichiche.

Organizzate il vostro tempo

Quanti di voi avranno pensato di fare delle maratone interminabili per recuperare tutto il materiale da studiare senza perdere neanche un secondo del proprio tempo. Ebbene, niente di più sbagliato. Dobbiamo imparare a distribuire adeguatamente le nostre energie, bilanciando periodi di attività a momenti di riposo, che sono fondamentali per ripristinare la nostra concentrazione. Studi dimostrano che la soglia di attenzione media è di circa 40-45 minuti; motivo per cui, potrebbe essere utile organizzare il proprio studio in sessioni di questa durata, intervallate da un riposo di circa 10, massimo 15 minuti.

Così facendo vi sembrerà di perdere minuti preziosi, ma in realtà avrete risparmiato tutto il tempo speso a leggere senza capire il significato, a tornare continuamente indietro sugli stessi concetti che sembra proprio non vogliano entrare in testa.

Non sottovalutate l’importanza di dormire

Dormire 6-8 ore a notte è fondamentale per rigenerare le proprie energie mentali e sostenere nel tempo il carico di studio. Per di più, il sonno aiuta a consolidare l’apprendimento consentendo al cervello di rielaborare e riorganizzare le informazioni acquisite durante il giorno, integrandole con quelle preesistenti.

Quindi, limitate l’abuso di caffè e dedicate il giusto tempo ad un sonno ristoratore!

Rendete attraente il materiale da studiare

Il nostro livello di attenzione e concentrazione è influenzato anche dalla natura del compito che stiamo eseguendo. Tanto più questo diventa monotono tanto meno saremo motivati ad impegnarci nella sua prosecuzione, con un peggioramento del nostro rendimento.

Usiamo, dunque, delle strategie che ci consentano di rendere più interessante e coinvolgente il nostro studio. La scelta dipenderà dalle vostre abitudini e preferenze: potreste usare evidenziatori colorati per mantenere vigile l’attenzione e focalizzarla sui punti chiave; potreste alternare fasi di lettura a fasi di ripasso ad alta voce; o ancora, schematizzare graficamente quello che avete appreso in modo da ripercorrere rapidamente il filo dei vostri pensieri.

Insomma, tutte strategie che mettano in gioco simultaneamente, o progressivamente le nostre varie modalità sensoriali, contribuendo a mantenere buoni livelli di concentrazione.

Alimentate il pensiero positivo

Questo è probabilmente l’aspetto più difficile sul quale intervenire, ma lasciatemi dire, anche il più decisivo.

È fondamentale cambiare prospettiva. Non pretendete da Voi la perfezione, ma agite per dare il meglio delle vostre possibilità! Invece di dirvi “non ce la farò mai; non sarò mai pronto per affrontare l’esame”, dite a voi stessi: “mi impegnerò il più possibile per fare il meglio che posso”.

Ricordate che l’esame di maturità rappresenta la tappa conclusiva di un percorso scolastico durato 5 anni, di cui voi siete stati protagonisti. Sarete chiamati a dare prova delle conoscenze acquisite in questo tempo, ed è naturale che questo susciti in voi uno stato di apprensione. Ma il voto che riceverete sarà frutto della prestazione che esibirete in quel momento specifico; prestazione che sarà influenzata da molte variabili diverse, alcune delle quali esulano dal vostro controllo.

Non usatelo per definire il valore di voi, come persona; ma come occasione di riflessione rispetto a ciò che avete fatto. Gli aspetti che hanno funzionato, e quelli che invece meritano di essere allenati ancora un po’.

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Giovanna Di Lorenzo
Giovanna Di Lorenzo
Giovanna Di Lorenzo è una psicologa, abilitata all’esercizio della professione ed iscritta all’Albo degli Psicologi della Regione Campania. Dopo il diploma ad indirizzo scientifico, intraprende la sua formazione universitaria presso l’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” conseguendo la laurea triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche. Successivamente, prosegue i suoi studi nel Veneto e si laurea in Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Padova, con una ricerca sperimentale sulla percezione che gli adolescenti hanno di sé in relazione all’uso dei moderni social network. Svolge il tirocinio professionalizzante presso UOCSM di Nola (Asl Napoli 3 Sud) e annovera una serie di esperienze professionali e formative rivolte sia alla popolazione adulta che a bambini e adolescenti.

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