Lutto per il mondo della cultura, si è spento oggi l’insigne storico della lingua Tullio De Mauro all’età di 84 anni.
Nato a Torre Annunziata (Napoli) nel 1932 è stato docente universitario di storia della lingua italiana, saggista e membro dell’Accademia della Crusca.
Ha dedicato la sua intera vita allo studio della lingua pubblicando numerose opere tra cui Il grande dizionario italiano dell’uso, Storia linguistica dell’Italia unita per Laterza nel 1961 e poi ripubblicata sino al prolungamento della Storia linguistica dell’italia repubblicana nel 2014. Un’opera monumentale, non si tratta infatti di un mero studio linguistico bensì, dell’analisi della storia degli italiani attraverso la lingua e di come essi si siano appropriati man mano dell’ “italiano” .
Tra i suoi numerosi studi e pubblicazioni, ha avuto il merito di tradurre e far conoscere in Italia il Corso di linguistica generale di Ferdinand de Saussure. Tra i suoi vari interessi oltre alla linguistica italiana, la lessicografia, la semantica storica e teorica, la linguistica educativa e gli studi di sintassi indeuropea.
Numerosi quindi, i debiti del mondo accademico e scientifico nei confronti dello studioso, per fare un semplice esempio basta pensare all’uso dell’espressione “italiano popolare”, che attestata già nell’ ottocento deve proprio a De Mauro il suo successo negli studi linguistici italiani. Egli infatti definì l’ “italiano popolare” come il “modo di esprimersi di un incolto che, sotto la spinta di comunicare e senza addestramento, maneggia quella che ottimisticamente si chiama la lingua ‘nazionale’, l’italiano”(De Mauro Tullio 1970, Per lo studio dell’italiano popolare unito, in Lettere da una tarantata, a cura di A. Rossi, Bari, De Donato, pp. 43-75).
Non solo attraverso i suo saggi ma anche attraverso numerosi interventi televisivi De Mauro ha illustrato agli italiani i processi attraverso i quali essi si sono impadroniti della lingua italiana e come coesista con i dialetti.
Una grande perdita quindi, non soltanto per il mondo accademico ma per tutti gli italiani ai quali lo studioso, per altro autore di testi scolastici, ha contribuito allo sviluppo di un’autocoscienza della propria identità linguistica, delle leggi che regolano la comunicazione quotidiana tra uso della “lingua” e la scelta delle varietà dialettali al fine di dominarne l’uso differenziato.
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