domenica 19 Maggio 2024
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Piccolo (Pd): “Il mio no contro ogni forma di collaborazione amministrativa”

Somma Vesuviana. Da Gianni Piccolo
Componente Direttivo PD Circolo
di Somma Vesuviana riceviamo una lettera sulla gestione della crisi amministrativa che di seguito pubblichiamo.

Negli ultimi decenni assistiamo ad un proliferare di liste civiche personali senza connotazioni di sinistra o di destra, ognuno tenendo le mani libere per meglio muoversi sullo scenario politico, facendo credere ai cittadini che il nostro paese sia l’ombelico del mondo fuori dai temi nazionali ed internazionali quali la guerra, il dramma degli immigrati, dei giovani, delle donne, della precarietà del lavoro, della legalità, il controllo del territorio, dell’uso efficace dei fondi italiani ed europei, dei servizi scadenti, di una macchina comunale inefficiente, proponendo soluzioni individuali e clientelari, mettendo toppe ai problemi quotidiani e generali della comunità, senza mai affrontare il tema centrale che è la programmazione e la sua realizzazione. Tamponiamo le emergenze senza guardare mai ad una visione complessiva della città. Si costruiscono scientificamente alleanze a tavolino per vincere le elezioni senza un progetto che proponga una città più moderna, una città che possa svilupparsi valorizzando le proprie risorse. Le alleanze che vincono non funzionano perché esistono interessi personali e i bei propositi programmatici rimangono soltanto scritti sulla carta. Lo spartiacque tra destra e sinistra è rappresentato proprio dal fatto che mentre la prima offre soluzioni superficiali ma facilmente riconoscibili dalla gente, ovviamente in base alla mia opinione personale, la seconda invece offre per sua natura risposte approfondite e meno immediate per la ricerca della partecipazione dei cittadini e per rendere la democrazia più compiuta. In realtà, invece, i due contenitori politici si sono svuotati e tutto sembra liquido alla spasmodica ricerca della gestione del potere. La stessa bramosia ha svuotato le visioni politiche perché quel che conta è la mera conquista del potere, senza mai considerare la volontà dei cittadini. Questi ultimi sono corollari da tenere a bada con le briciole, senza tener conto della loro opinione. La democrazia è un esercizio difficile e complesso, la sua applicazione deve essere legalitaria e trasparente, egualitaria e solidale, deve costruire consessi pubblici in cui lo strumento della partecipazione crei proposte avanzate e sia elemento fondativo, trainante del sistema stesso. La partecipazione crea la libertà di pensiero che è il sale della democrazia. Senza di essa si va verso il decadentismo di un popolo, di una civiltà, perché ci si abitua a dibattiti sterili e da marciapiede. L’anima della democrazia deve aprire nuovi orizzonti, costruire città felici e libere, deve valorizzare strumenti di partecipazione e spazi per raccontare un territorio nuovo, territorio che viene martorizzato da decisioni ed operazioni di palazzo al di sopra delle teste dei cittadini. Attualizzando un nostro vecchio leader che sosteneva: “Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”, e ancora: “La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico” (cit. di E. Berlinguer).
Somma ha bisogno di aprire il cuore alle nuove sensibilità democratiche per ambire ad essere più grande. La democrazia partecipativa presuppone opinioni politiche e culturali diverse, tutto è relativo in democrazia, non sposa fini assoluti ma diritti giusti per tutti (vedi Zagrebelsky), infatti come sostiene il Pareto: “è opportuno proporre dibattiti per eliminare le distorsioni che cancellano i diritti delle minoranze attive“. Pertanto la tempesta e la crisi amministrativa che si è abbattuta sul nostro paese dimostra come sia debole la nostra democrazia nonché le forze politiche che la determinano. I cittadini sono profondamente disillusi, hanno perso i valori di riferimento e la speranza ha ceduto il posto alla disperazione. Tutto ciò non ha fatto altro che accrescere la diffidenza dell’opinione pubblica nei confronti delle istituzioni democratiche e dei partiti. Assistiamo sui nostri territori all’allontanamento dei cittadini dalla politica, alla solitudine della militanza, alle istituzioni che non comunicano con i propri governati, a dibattiti con formule sbiadite che appiattiscono e omologano le menti portandoci verso il pensiero unico della convenienza politica. Bisognerebbe aprire un grande dibattito pubblico per evitare fughe in avanti perché il fallimento di questa amministrazione è evidente. Bisogna andare alle urne per essere legittimati dalla città, altrimenti la democrazia cade in un torpore profondo senza regole dove le solite beghe politiche prendono il sopravvento. Per tali motivi dico il mio fermo e convinto no a qualsiasi forma di collaborazione con questa Amministrazione che cerca di rimanere a galla ad ogni costo, un mio no convinto anche dentro gli organi dirigenti del Partito Democratico, di cui sono componente, non solo come riflessione culturale ma per sconfiggere questi ossimori politici che danneggiano e avviliscono il dibattito nei partiti e nella città. Dietro il concetto politico di responsabilità è sempre nascosto una scelta scellerata di potere per giustificare le proprie azioni. Respingo ogni forma di avvicinamento e di aiuto verso chi usa la propria autorità per costringere e far vivere il paese sotto narcosi. Ci potevano essere opzioni sensate per essere vere scelte di emergenza e di responsabilità. Ma si è preferito scegliere la strada più semplice del coinvolgimento. Non bastano i social per accreditarsi ci vogliono procedure regolari e formali che garantiscono la democrazia dentro e fuori i partiti, dentro e fuori le istituzioni. Dicevano i latini “Veritas Filia Temporis”. La verità è figlia del tempo.
La partecipazione è una condizione per la democrazia e per la civiltà di un popolo poiché costituisce il fulcro essenziale ed imprescindibile della libertà. La democrazia è un valore assoluto contro ogni degrado, ogni bizantinismo, contro ogni decadenza di una comunità che dà la parola agli elettori come forma di espressione egualitaria che garantisce i diritti di tutti, non con operazioni di palazzo, non come un mondo gestito solo dal potere economico, ma come condivisione delle scelte comuni di carattere nazionale, in questo caso della nostra città, dove si cerca di intraprendere una strada innaturale e poco trasparente. Si tratta di percorrere un nuovo cammino di partecipazione inaugurando una stagione di riavvicinamento tra tutte le componenti della nostra realtà, per sconfiggere le inquietudini del futuro, l’oscurantismo dei nostri tempi. Dobbiamo imparare il significato di democrazia mettendola al servizio di tutti e non di pochi o di una casta che sfrutta i momenti per affermare solo la propria sfera personale. Essa ci serve per costruire un mondo diverso e migliore, a Somma come sull’intero pianeta, per lasciare una traccia di benessere alle nuove generazioni.
La politica, la democrazia dovrebbero essere come l’arte piena di bellezza, come la poesia piena di emozioni, come la musica piena di magia e di sogni da raccontare.

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