SOMMA VESUVIANA. Una sentenza di non luogo a procedere, prosciolto per “non aver commesso il fatto”. Si chiude così in udienza preliminare la vicenda giudiziaria che aveva visto come protagonista Ferdinando D’Avino, 33 anni, figlio del boss Giovanni (o’ Bersagliere) che invece è a processo per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore sommese. Vicenda per la quale è stato raggiunto in carcere da una nuova ordinanza di custodia cautelare nell’aprile dello scorso anno.
Il Gup Roberta Zinno del tribunale di Napoli ha, dunque, archiviato il procedimento che vedeva Ferdinando D’Avino (difeso dagli avvocati Salvatore Di Sarno e Francesca Golia) imputato dello stesso reato del padre, la sua posizione era già stata stralciata in precedenza da quella del genitore per difetto di notifica.
Secondo l’accusa i due avevano compiuto un’estorsione ai danni di un imprenditore nel dicembre 2013 e l’episodio era stato anche immortalato dalle telecamere di videosorveglianza dell’impresa. Sulla vicenda indagarono i carabinieri della stazione di Somma Vesuviana, oggi testi importanti del processo a Giovanni D’Avino che si sta tenendo a Nola. Almeno per Ferdinando, invece, la giustizia ha sancito la sua innocenza.

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