lunedì 29 Aprile 2024
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Riaprono i saloni del Castello, Il sindaco Capasso: “Non è di Cutolo, è degli ottavianesi, dei vesuviani, di un popolo onesto e perbene”

OTTAVIANO. Ieri sono stati riaperti al pubblico i saloni del Palazzo Mediceo, bene confiscato alla camorra, rientrato nella disponibilità del Comune.

Si tratta di sale del primo piano, destinate originariamente alla residenza padronale, che presentano numerosi decori ed affreschi, ora finalmente restaurati grazie ad un finanziamento del Ministero delle infrastrutture del 2004. I lavori di restauro sono iniziati nel 2014. Dopo tre anni di interventi, dunque,  è stato riaperta al pubblico la parte più bella, dal punto di vista artistico e storico, del Palazzo. Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, l’ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, il prefetto di Napoli Carmela Pagano il presidente del tribunale di Nola Luigi Picardi dei parlamentari Massimiliano Manfredi e Paolo Russo, del presidente del Parco Nazionale del Vesuvio Agostino Casillo e delle istituzioni militari.

 

Di seguito pubblichiamo il discorso del sindaco Luca Capasso.

 

Porgo a nome dell’amministrazione comunale di Ottaviano il saluto ed il benvenuto a tutte le autorità istituzionali, militari e politiche presenti questa sera.

 

Non siete ospiti ma protagonisti attivi e graditi, per il vostro lavoro svolto negli anni e per il lavoro che state ancora svolgendo, di una terra bella e affascinante, ricca di risorse ed opportunità.

 

Una terra che ha vissuto e vive delle difficoltà, ma che ha saputo sempre riscattarsi, dimostrando intelligenza, coraggio, capacità di impegno civile. Oggi raccontiamo proprio una storia di riscatto e di civiltà. Lo facciamo con un gesto semplice ma allo stesso tempo simbolico: apriamo le porte.

Precisamente, apriamo le porte del cosiddetto “piano nobile” del Palazzo Mediceo. Mettiamo a disposizione dei cittadini e della popolazione una parte dello storico palazzo di Ottaviano, simbolo di questa città e del suo riscatto sociale e culturale, presidio della legalità. Si tratta di stanze mai viste prima, con decorazioni e affreschi bellissimi, che danno l’idea dell’immenso patrimonio culturale ed artistico presente in questo Palazzo e in tutta la città. Porte che vengono aperte dopo anni di restauro, nel corso dei quali non sono mancate le difficoltà: il Comune ha ricevuto un finanziamento del Ministero degli interni – pon sicurezza sui beni confiscati ed ora può mettere la parola fine a una parte del cantiere.

Può, come non mi stancherò mai di ripetere, aprire le porte. Anzi, spalancare le porte della storia ai cittadini.

 

Dietro questo gesto così semplice, così chiaro e così diretto, ci sono alcuni messaggi forti, che oggi voglio condividere con voi tutti.

 

Il primo: la legalità vince sempre. Il rispetto delle regole prevale, per fortuna, in un Paese democratico e solido. Può fare giri enormi, può metterci tempo ma alla fine la giustizia vince. È un segnale di fiducia verso ognuno di noi ma è anche un monito: tutti, tutti noi siamo chiamati a vivere la legalità ogni giorno a partire dalle piccole cose. Perché possiamo anche sbagliare nella vita, ma prima o poi faremo i conti con la nostra coscienza. La coscienza individuale ma soprattutto la coscienza collettiva. Vorrei qui citare il cardinale Bagnasco quando dice: “Non dobbiamo dimenticare né sottovalutare la forza della coscienza: essa può essere corrotta da una cultura diffusa e menzognera, ma non può rimanere corrotta per sempre: si autorigenera, all’improvviso si risveglia”.

E chiunque ha una coscienza sveglia sa godere di porte che si aprono, anzi che si riaprono, si spalancano.

Sa apprezzare la condivisione, la partecipazione.

 

E qui veniamo al secondo messaggio: il senso di comunità, la fruizione del bene comune.  Come si raggiunge il bene comune? Con il servizio. Col dare agli altri. Col fare il bene della collettività. “Un buon politico deve passare dall’onnipotenza del potere  all’onnipotenza del servizio”, mi disse una volta monsignor Beniamino Depalma, vescovo emerito della Diocesi di Nola.

 

Oggi noi, appunto, facciamo un gesto a favore della collettività e del bene pubblico, rendiamo un servizio alla comunità: completiamo un percorso di sottrazione all’illegalità per cominciarne un altro di recupero della legalità.

 

Per la verità non è un completamento vero e proprio: questo Palazzo necessita ancora di un’opera di recupero architettonico, per il quale abbiamo chiesto un finanziamento alla Regione, partecipando ad un bando. Noi speriamo di ottenere il finanziamento perché vogliamo completare l’opera e destinare l’ala che ancora deve essere restaurata ad iniziative di legalità, soprattutto per i minori. Ma intanto, già da domani questo spazio è di tutti. È degli ottavianesi, è dei vesuviani, è di chi lo vivrà. Non è più della camorra, non è più della burocrazia, non è più terra di nessuno.

 

Ho detto da domani. Non a caso. Oggi apriamo, ma da domani questo spazio sarà visitabile nell’ambito dei Mercatini al Castello, la ormai tradizione kermesse di Natale organizzata dal Comune e dalla Pro loco.

E anche questo è un altro bellissimo messaggio, il terzo che vorrei lasciarvi: l’associazionismo, il volontariato come spazio di cultura ed impegno civile, il senso dello stare insieme al di là di tutto, per il fatto di essere parte di una comunità, di desiderare e di sognare la stessa cosa, cioè un territorio più bello.

 

Chi lo ha detto che si sogna da soli? Si può anche sognare tutti insieme, anche perché dopo il sogno viene l’azione e per quella c’è bisogno di essere in tanti.

 

Queste stanze saranno messe a disposizione dei cittadini con iniziative culturali e sociali, cercheremo di realizzare un museo multimediale che rappresenti una possibilità di arricchimento culturale per i giovani. Cercheremo di trasmettere, in queste stanze, alle nuove generazioni la cultura della legalità e  di appartenenza ad un territorio che merita tanto, che ha una storia ricca e che va sempre più tutelato e valorizzato. Inoltre, sarà allestito l’ufficio del sindaco.

 

Insomma, vivremo finalmente questo spazio, come è giusto che sia.

 

Faremo, in questo modo, una cosa che sembra facile ed invece è difficilissima: guarderemo al futuro. Ci siamo ormai lasciati alle spalle un periodo buio, una fase storica terribile per questa città e questa zona. Nel farlo, abbiamo pagato un prezzo altissimo, che nessuno dimentica. Che io non dimentico. Non dimentico Mimmo Beneventano, non dimentico Pasquale Cappuccio, non dimentico il sacrificio di quanti cercavano di perseguire la giustizia e la democrazia e per questo sono stati ammazzati. È grazie a loro che siamo qui ed è grazie a loro ma anche grazie a voi tutti che, adesso, possiamo guardare con fiducia al futuro.

E qui mi rivolto ai giornalisti, agli operatori della comunicazione: intanto grazie di essere qui.

E tuttavia, ve lo chiedo in nome dei morti ammazzati dalla camorra, smettiamola di chiamarlo il Castello di Cutolo.

 

Non è il Castello di Cutolo, è il Castello di Ottaviano e degli ottavianesi, è il Castello dei vesuviani, è il Castello di un popolo operoso, fatto di lavoratori, professionisti, rappresentanti della società civile, donne e uomini onesti e perbene. Persone serie.

 

Ecco, questo è il Castello delle persone serie.

 

Anche gli amministratori che mi hanno preceduto hanno fatto tanto ed anche a loro dico grazie per questo traguardo. È arrivato il tempo di pensare ai nostri figli, di pensare alle nuove generazioni, di pensare ad una Ottaviano migliore, capace di vivere il presente e il futuro con coraggio, orgoglio e lealtà: dentro questo Palazzo, fuori da questo Palazzo. A testa alta.

 

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