lunedì 20 Maggio 2024
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Rotonda Almirante, NeAnastasis e Anpi: “Un incomprensibile ed inquietante ritorno al passato”

Da neAnastasis e Anpi riceviamo una lettera che di seguito pubblichiamo.

Quando una comunità sceglie di intitolare un luogo pubblico ad un personaggio, solitamente è mossa dal
legame stretto di quel personaggio con il proprio territorio, oppure dal riconoscimento della sua
autorevolezza nei vari campi della vita pubblica (artistica, scientifica, politica, etc).
L’amministrazione comunale di Sant’Anastasia, con delibera di giunta N. 17 del 6/02/2024, ha deciso di
dedicare una delle due rotonde in via Pomigliano (realizzate da private attività commerciali) a Giorgio
Almirante. Alla delibera è allegata una biografia di G. Almirante, rigorosamente copiata dal Dizionario
Biografico degli Italiani della Treccani, senza nemmeno citarne la fonte.
Già con la precedente amministrazione Abete ci fu un simile tentativo che, per qualche motivo oscuro ai cittadini, non andò in porto.
Considerato il trascorso di Almirante, vengono moltissimi dubbi sull’opportunità di questa scelta.
Almirante ha avuto un legame con Sant’Anastasia? Decisamente no.
Almirante ha avuto una statura morale e politica tale da giustificare questa scelta?
Per rispondere a questa domanda basterebbe pensare ai dettami della nostra giovane Costituzione che nasce
dalla lotta di liberazione dal fascismo, regime violento e totalitario che ci privò del bene più prezioso: la libertà.
Il proponente della delibera di Giunta (il cui nome rimane misterioso) forse non dovrebbe limitarsi a fare un
semplice copia-e-incolla degli scritti altrui ma leggere e capire la storia.
Almirante non è stato un semplice fascista, come lo furono milioni di italiani per necessità o conformismo.
Almirante è stato per tutta la sua vita un fascista convinto, come riportato nella stessa biografia, animato da
una profonda lealtà verso Mussolini e il fascismo, che non rinnegherà mai per il resto della sua vita.
Dal 1938 al 1942 fu segretario del comitato di redazione della rivista antisemita e razzista La difesa della
razza, nata dopo la pubblicazione del Manifesto della razza (1938). Su questa rivista scriveva:
«Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti,
la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io
sento rifluire in me, ……. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli;…… Altrimenti finiremo
per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; ……Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al
meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue»
La sua fedeltà al fascismo fu tale che dopo il crollo del regime (armistizio dell’8 settembre) aderì prontamente
e convintamente alla Repubblica Sociale Italiana, dove fu nominato capo gabinetto del ministero della cultura
popolare. Con questa carica firmò un bando in cui, fra l’altro, si ribadiva la pena di morte per i giovani che non
avessero risposto alla chiamata alle armi nell’esercito repubblichino.
Dopo la liberazione del 25 aprile 1945, fino al settembre 1946, Almirante rimase in clandestinità e, secondo
alcune testimonianze, sembra che trovò rifugio, vedi i casi della vita, presso un amico ebreo, Emanuele Levi,
che poteva così sdebitarsi proprio Almirante lo salvò dai rastrellamenti nascondendo lui e la sua famiglia,
nella foresteria del Ministero della cultura popolare. Se questo episodio privato fosse vero, getterebbe un po’
di luce di umanità su Almirante, senza con questo, però, oscurarne la sua vocazione pubblica razzista e
antisemita.
Subito dopo la guerra (dicembre 1946 Almirante) Almirante partecipò alla riunione costitutiva
del Movimento Sociale Italiano (MSI) facendo parte della prima giunta esecutiva.
La storia politica nell’MSI di Almirante, lunga e complessa, ha avuto come filo conduttore la sua fedeltà
all’ideologia fascista. Ci sarebbe da chiedersi, semmai, come mai, nonostante la legge Scelba (1952, n. 645) che introdusse il reato di apologia del fascismo, l’MSI sia potuto esistere. Per rispondere a questa domanda
occorre calarsi nel periodo post-bellico che aveva visto una lotta fratricida tra italiani. Verosimilmente, questo
indusse la classe politica di quel tempo ad esercitare una certa tolleranza in vista di una graduale
riappacificazione.
Bisognerà attendere il 1995, perché l’allora segretario Gianfranco Fini, con la svolta di Fiuggi, abbandonasse i
riferimenti ideologici al fascismo, che portarono allo scioglimento del Movimento Sociale Italiano – Destra
Nazionale e alla nascita di Alleanza Nazionale. Con questo gesto Fini intese qualificarsi come forza politica di
destra legittimata a far parte pienamente dell’arco costituzionale repubblicano e, quindi, anche a governare
il Paese.
Da queste poche note storiche/biografiche, la proposta dell’intitolazione della rotonda ad Almirante risuona
anacronistica ed incomprensibile, un ritorno ad un passato che, con occhi benevoli può apparire naif, ma che,
alla luce dei tanti episodi che stanno accadendo in Italia negli ultimi anni, fa riflettere ed inquieta.
Nessuno pensa che oggi in Italia stia ritornando il fascismo del ventennio. Tuttavia, sappiamo quanto sia
importante mantenere viva la memoria storica per evitare che altri fascismi possano ripresentarsi. I segnali
di intolleranza politica, religiosa e etnica, purtroppo si moltiplicano e l’attuale governo non sembra fare
abbastanza per condannarli. Già oggi, nonostante siano ancora in vita i superstiti dei campi di
concentramento, ci sono “autorevoli” politici in giro per il modo che negano lo sterminio degli ebrei.
La scelta dell’Amministrazione comunale di Sant’Anastasia va dunque condannata senza se e senza ma.
Sarebbe utile che l’Amministrazione, guidata da un uomo politico che si è sempre dichiarato “un socialista”,
ricordasse che fu proprio un giovane socialista, Giacomo Matteotti, tra i primi ad essere ucciso per mano di
un regime di cui Almirante fu esponente di spicco. E, per questo, sarebbe auspicabile che ritornasse sui suoi
passi con questa scellerata scelta e dedicasse la rotonda, ad esempio, ai “martiri per la libertà”, vittime di
tutte le dittature, di qualunque colore politico esse siano.
Ancora più importante, occorrerebbe una presa di posizione della cittadinanza tutta per condannare e
rigettare la scelta dell’amministrazione comunale.
Associazione civica neAnastasis e Anpi sezione di Sant’Anastasia

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